Diverse, ma fiori dello stesso giardino

“Aspettando… La notte dei lettori”

“Aspettando… La Notte dei Lettori”, è stata l’anteprima itinerante del Festival organizzato dal Comune di Udine dal 4 all’8 giugno, in sinergia con le realtà culturali, bibliotecarie, librarie e associative della città e comuni limitrofi.
Si sono tenuti diversi incontri culturali in varie sedi, civiche, private e religiose, dal 28 aprile al 31 maggio, come sviluppo interdisciplinare del tema scelto per quest’anno: “GenerAzioni”.
Era un invito a riflettere sulle connessioni tra generazioni, sulla trasmissione di valori, memorie e visioni, ma anche sull’importanza di generare azioni culturali e sociali attraverso la lettura e il confronto.
Ogni anno, in questo contesto, il comune di Udine offre alla popolazione tantissime attività culturali, con una grande partecipazione della gente.

Diverse, ma fiori dello stesso giardino

L’invito a partecipare, come suore della Provvidenza a queste manifestazioni, ci è venuto dalla responsabile della biblioteca del seminario di Udine, la dott.ssa Carla Pederoda, nella convinzione che anche la vita religiosa cristiana abbia molto da offrire alla società di oggi sul tema dell’interculturalità e della accoglienza costruttiva della diversità: “Generazioni, culture pensieri, abitudini differenti si confrontano quotidianamente nell’ accoglienza cristiana e nella pace. Il racconto delle esperienze della Famiglia religiosa delle Suore della Provvidenza, sorelle di nazioni diverse unite dalla regola di vita comunitaria, la cui missione è rivolta a vari popoli del mondo, diventa occasione di dialogo”.

Abbiamo aderito a questa inaspettata sollecitazione con un po’ di timore ma anche con la consapevolezza che era nostro dovere testimoniare con gioia i grandi doni che Dio ci fa. Il 19 maggio, quindi abbiamo dato il nostro piccolo contributo all’iniziativa, con un incontro tenutosi nella biblioteca stessa del seminario arcivescovile.

Il titolo: “Diverse, ma fiori dello stesso giardino”, è stato preso dal testo delle Regole del 1862, dove padre Luigi parla appunto della diversità, dono di Dio che rende ricco l’universo e che ha per scopo quello di dar lode a Dio costruendo la comunione nell’armonia e nella pace.

La dott.ssa Carla ha introdotto l’argomento e poi ci ha posto delle domande soprattutto relativamente alla nostra esperienza concreta di vita, a come cioè la comunità affronta nella quotidianità, le esigenze dell’interculturalità.

Suor Adalberta Osquino ha colto l’occasione per presentare brevemente il pensiero di san Luigi e narrare alcuni momenti drammatici della storia della Famiglia religiosa che, fin dalle origini, ha dovuto affrontare con coraggio e determinazione evangelica la sfida della diversità culturale in tutte le sue sfumature, invogliando i presenti a fare domande e a partecipare attivamente al dialogo. Queste domande hanno fatto sì che lei potesse entrare anche in alcuni aspetti pratici, dimostrando che vivere bene la diversità richiede volontà ferma, convinzione di fede, anche fatica e capacità di perdere qualcosa di sé per il bene comune. È un cammino bellissimo ma che richiede a ciascuno di noi di volerlo fare ogni giorno, insieme.

Suor Lilian Ferrao, ha sottolineato come imparare una nuova lingua significhi anche accettare di inserirsi in una società diversa da quella di origine, di assumere e condividere un nuovo stile di vita, di cambiare modo di mangiare, di relazionarsi, di imparare a conoscere tradizioni nuove, nel rispetto delle diversità e nella valorizzazione delle ricchezze di ciascuno. È fondamentale tuttavia, in questo processo, restare sé stessi perché l’incontro tra culture è costruttivo solo quando le valorizza tutte, ponendole sullo stesso piano. In questa ricerca di inculturazione e di dialogo con le diverse culture, noi cristiani abbiamo un punto di riferimento assoluto nella Parola di Gesù: possiamo accogliere e fare nostro tutto, purché non sia contrario alla vita e alla fede.

Il dialogo è stato arricchito dalle domande del pubblico e dal prezioso contributo di suor Irmarosa Villotti che, presente tra il pubblico, con il suo grande bagaglio di conoscenze ed esperienze, ha meglio focalizzato alcune risposte. Anche suor Elisabetta Butnaru, provenendo lei pure da un contesto diverso da quello in cui è attualmente inserita, ha contribuito a rendere il nostro dialogo concreto e aderente alla realtà vissuta.

Siamo liete di avere potuto contribuire, nel nostro piccolo, all’esperienza della società udinese che, ormai multicolore, affronta ogni giorno problemi e sfide, faticando talvolta a trovare strade di integrazione e di serena convivenza. Il nostro contributo ha voluto essere una testimonianza viva, un incoraggiamento a costruire la pace dimostrando che vivere bene insieme nella diversità è possibile. Ci auguriamo che la nostra comunità possa divenire sempre più segno di pace e di speranza.

Condividi

Articoli correlati